L’Uganda ospita più rifugiati di qualsiasi altro paese in Africa e oggi rappresenta un caso studio. Quale è la situazione a Kampala, la zona in cui presti servizio? Ci parli della missione scalabriniana? (Quando è stata aperta ecc…)
Grazie per questa domanda. Kampala è una delle città africane in rapida crescita in termini di mercato e affari. Questo fatto è diventato il fattore d’attrazione per alcuni migranti economici e rifugiati (anche quelli che si trovano negli insediamenti di rifugiati). Per questo motivo a Kampala c’è una massiccia presenza di migranti e rifugiati, che provengono da altri paesi africani. Ci sono alcune grandi comunità di migranti e rifugiati: congolesi, sud sudanesi, etiopi, eritrei, burundesi, ruandesi, somali e nigeriani. La maggior parte dei migranti economici gestisce attività commerciali per sostenersi, mentre i rifugiati si trovano in situazioni difficili perché secondo la politica del governo, un rifugiato può essere assistito solo quando è residente nell’insediamento dei rifugiati. Quindi chi arriva in città come Kampala è considerato autosufficiente.
Abbiamo aperto la nostra missione l’11 gennaio 2023 e attualmente operiamo in due diocesi: l’Arcidiocesi di Kampala e la Diocesi di Arua. La nostra missione a Kampala in questo momento è istituzionale. Innanzitutto, ci è stato chiesto dall’Arcivescovo di istituire lo sportello di pastorale dei migranti e rifugiati, che attualmente non esiste. Inoltre, stiamo studiando la situazione dei migranti e dei rifugiati per vedere quale tipo di ministero pastorale sarà significativo, senza duplicare ciò che stanno facendo altre organizzazioni.
Oltre a Kampala, la nostra missione si estende anche alla diocesi di Arua, dove c’è un’enorme presenza di rifugiati negli insediamenti profughi. Stiamo lavorando in uno degli insediamenti, dove il nostro lavoro pastorale ha due dimensioni: sacramentale, cioè la celebrazione delle messe e degli altri sacramenti, e attività sociali, dove stiamo implementando alcuni progetti per aiutare i rifugiati. Finora abbiamo in cantiere alcuni progetti rivolti a donne e bambini.
Quali sono le competenze e gli strumenti pastorali da mettere in atto nel servizio a migranti e rifugiati in Uganda?
L’Uganda è il nuovo paese della missione scalabriniana, con una tipologia di migranti e rifugiati nuova, che richiede competenze interculturali da parte dei missionari che vi operano. Queste competenze ci permettono di avvicinarci alla complessità culturale dei migranti e dei rifugiati in modo rispettoso e democratico, imparando la loro cultura ed usanze senza pregiudizi e stereotipi. Inoltre, c’è bisogno della formazione specifica nell’ambito della migrazione e della psicologia. Primo, la nuova missione in Uganda ha bisogno di un esperto nell’ambito della migrazione per realizzare progetti sia pastorali che sociali. La formazione psicologica sarà al servizio dei rifugiati che hanno subito traumi post-guerra, aiutandoli a superarli. La maggioranza dei rifugiati negli insediamenti ha problemi mentali a causa delle terribili esperienze e delle violenze subite durante la guerra. Grazie alla Regione San Giovanni Battista Scalabrini, tra i missionari in Uganda, c’è uno psicologo che sta facendo un ottimo lavoro di accompagnamento con alcuni rifugiati. Infine, la capacità di mediazione tra diverse tribù di migranti e rifugiati è importante. La pastorale tra i rifugiati dal Sud Sudan, in cui domina il tribalismo, richiede una costante mediazione per aiutarli a gestire le diversità tribali e i conflitti.
Da Alumno SIMI, qual è l’importanza della formazione nel servizio pastorale a migranti e rifugiati?
Durante il mio perocroso di studi al SIMI, vedo che la formazione in Teologia Pastorale e Mobilità Umana prepara uno studennte in modo professionale al servizio pastorale con i migranti e rifugiati. Prima di tutto, questa formazione offre una ampia formazione sia pratica che teorica sul fenomeno della mobilità umana. Questa conoscenza viene poi tradotta in un servizio pastorale pratico con alcune specificità. In particolare, viene tradotta nel saper guardare i destinatari della pastorale (migranti e rifugiati) come persone attive e non passive, rispettare i percorsi di qualsiasi migrante e rifugiato e considerarli come persone e non numeri. Non si tratta dunque di una conoscenza puramente teorica, ma anche pratica che, inoltre forma una persona intera. Qualsiasi persona che sia passata attraverso i percorsi di formazione offerti dal SIMI non rimane come prima dal punto di vista umano; perciò è una formazione umana al fenomeno della migrazione. Dalla mia breve esperienza in missione in Uganda, la formazione in teologia pastorale mi ha fornito gli strumenti necessari per affrontare la sfida pastorale. Questa formazione mi ha aiutato a svolgere il servizio pastorale con i migranti e i rifugiati in modo cosciente e professionale. Alcune volte immagino che, se non avessi fatto quel corso, alcune delle cose che faccio sarebbero molto più difficili.
Quanto è importante il carisma scalabriniano e come si concilia con il paese in cui presti servizio?
Trovo tre ragioni per cui sia importante il carisma Scalabriniano in Uganda. In primo luogo, il carisma Scalabriniano è molto significativo in un paese come l’Uganda, in cui c’è una grande presenza di migranti e rifugiati, perché realizza la sua missione di essere accanto alle persone colpite dal dramma della migrazione. Infatti, il carisma Scalabriniano esiste per i migranti e i rifugiati. In secondo luogo, dal punto di vista pastorale con i migranti e i rifugiati, non c’è una congregazione religiosa che ha un carisma specifico come il nostro, quindi il carisma e il servizio che prestiamo vanno di pari passo. Mentre altre congregazioni religiose che lavorano con i migranti e i rifugiati hanno dovuto leggere i segni dei tempi e hanno risposto modificando un po’ la loro missione specifica. Infine, il servizio che prestiamo a favore dei migranti e rifugiati in Uganda rende il carisma Scalabriniano significativo, esemplare e specifico.
Breve profilo di Padre John Kawisha, cs:
Mi chiamo padre John Kawisha, sono nato il 28 novembre 1986 a Kitwe, in Zambia. Sono un chierico dei Missionari di San Carlo – Padre Scalabriniano, ordinato l’11 settembre 2021 nella diocesi di Ndola in Zambia. Ho emesso la prima professione religiosa nella Congregazione scalabriniana nel 2017 e ho emesso la professione definitiva nel 2020. Ho iniziato la formazione alla vita religiosa in Zambia e successivamente mi sono trasferito in Italia dove ho trascorso la maggior parte dei miei anni di formazione.
Ho conseguito la laurea triennale in Filosofia presso l’Istituto Filosofico e Teologico San Pietro di Viterbo, affiliato all’Università Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Mi sono laureata nel 2013. Ho conseguito il baccellierato in Sacra Teologia presso l’Università Pontificio Ateneo Sant’Anselmo nel 2016. Ho conseguito anche la Licenza in Teologia Pastorale e Mobilità Umana presso l’Università Pontificia Urbaniana nel 2021. Parlo correntemente inglese, italiano e bemba (la mia lingua locale).
Ho varie esperienze con i diversi progetti sociali e pastorali della Congregazione in Italia e in Sudafrica. In Italia, durante la formazione, ho partecipato al programma “Io ci sto” per tre mesi, lavorando in un insediamento informale di rifugiati africani, nella Provincia di Foggia, nel Sud Italia (giugno – agosto 2016). Ho un anno di esperienza pastorale come seminarista con i migranti cattolici filippini a Roma (2019 – 2020). Per i due anni di esperienza pastorale (settembre 2017 – settembre 2019) a Città del Capo, in Sudafrica, ho lavorato come volontario presso il centro Scalabrini. Si tratta del centro fondato dai Padri Scalabriniani che offre vari progetti sociali ai rifugiati e ai migranti di Città del Capo e delle aree circostanti. Presso il centro, ho gestito lo sportello spirituale/pastorale multireligioso, dove migranti e rifugiati di ogni fede e provenienza potevano cercare discussioni spirituali, guida e sostegno. Ho fatto anche parte del programma della Scuola di inglese, insegnando la lingua inglese ai rifugiati e ai migranti adulti. Inoltre, ho collaborato con la Stella Maris di Città del Capo, visitando i marittimi malati ricoverati in ospedale. Dopo l’ordinazione sacerdotale, per un anno e qualche mese, sono stato assistente pastorale dei padri Scalabrini di Città del Capo. Quest’anno mi sono unito a un altro padre scalabriniano per iniziare la missione scalabriniana qui in Uganda.