Cosa ti ha portato inizialmente a scegliere il Diploma online in Pastorale della Mobilità Umana e successivamente a proseguire anche con il secondo livello?
Ho deciso di iscrivermi al Diploma online in Pastorale della Mobilità Umana perché la mia formazione era basata soprattutto sulla conoscenza delle leggi migratorie, o sulla conoscenza comunitaria dell’accoglienza fondata soprattutto sull’accompagnamento nei documenti, nella ricerca della casa, del lavoro, della scuola, l’accesso ai vari servizi sociali.
Ma ad un certo punto mi sono resa conto che il mio lavoro mi portava non solo ad accogliere rifugiati e richiedenti asilo in collaborazione con le istituzioni del governo ma anche a lavorare con le comunità culturali della diocesi. Qui a Montreal il mio ufficio si occupa anche di accompagnare a livello pastorale circa 40 comunità culturali, composte da migranti di prima seconda e ora anche terza generazione. Queste comunità sono inserite nella vita diocesana francofona e tutti, locali e migranti, abbiamo bisogno di capire come poter vivere insieme, accoglierci, dialogare, esprimere la nostra fede nel rispetto della propria cultura e identità. Scegliere di prendere questo diploma anche con il secondo livello, mi dava la possibilità di approfondire tematiche migratorie legate più alla pastorale, all’etica, alla teologia e ai fondamenti biblici.
Una strada che mi avrebbe avvicinata di più ad una realtà di fede per comprendere la migrazione da questo punto di vista e fare con queste comunità un cammino interculturale.
In generale, quanto reputi importante la formazione professionale? E, in particolare, quanto è stato utile per te questo corso sia per la comprensione del fenomeno migratorio sia a livello pratico?
Sono sicura che la formazione professionale sia di importanza vitale, e questo ancor di più quando si lavora nell’ambito della mobilità umana, questo perché visti i cambiamenti accelerati a livello migratorio, penso che gli operatori pastorali e non pastorali, vivono la sfida di dare risposte adeguate e aggiornate ad un fenomeno che è in continuo mutamento. Il corso mi ha permesso di avere una panoramica generale del fenomeno migratorio che a volte perdiamo di vista quando siamo confrontati giornalmente con una realtà locale specifica. Il corso mi ha fatto riflettere su cosa significa lavorare con persone in mobilità, che spesso sono ridotti a numeri, e si rischia di perdere il senso etico della migrazione e la consapevolezza che dietro i numeri ci sono persone, con una storia, con dei sogni, con delle sofferenze e con il desiderio di una vita migliore. I vari corsi, dal primo all’ultimo, mi hanno permesso di trovare risposte pratiche e pastorali capaci di rispondere alle esigenze di ciascuno. Il diploma mi ha fatto comprendere come la Chiesa ha davanti a sé la possibilità di essere luogo teologico, dove Dio si rivela attraverso le persone in mobilità, e la Chiesa stessa è chiamata a scoprire il loro testimoni di evangelizzazione.
Alessandra Santopadre, responsabile del programma parrainage e accoglienza dei rifugiati per la Diocesi di Montreal; direttrice della casa di accoglienza per richiedenti asilo “Il Ponte”.