Dal 29 agosto al 2 settembre si è svolta ad Alghero la terza edizione del corso di Alta formazione per tutti i direttori e collaboratori Migrantes delle diocesi Italiane promosso dalla Fondazione Migrantes e realizzato in collaborazione con il SIMI. Alle giornate formative hanno partecipato più di 50 direttori e collaboratori diocesani e delegati regionali che si sono confrontati sul tema della prossima Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato: Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati.

Il Diretto del SIMI, P. Aldo Skoda, nel suo intervento al corso, ha sottolineato come il messaggio per la GMMR di quest’anno, «introducendo la preposizione ‘con’ pone la sfida di ampliare l’orizzonte di lettura e di azione di fronte al fenomeno migratorio» troppo spesso segnato da una visione emergenziale che fomenta paure e dalla «strumentalizzazione delle persone migranti». Oltre ad essere una sfida, la preposizione «con» introduce «una visione che, a partire da un fondamento biblico teologico, cerca di leggere e rispondere propositivamente alle sfide delle migrazioni definite «segno dei tempi». In tal modo, «il fenomeno della mobilità umana come realtà storica con tutte le sue manifestazioni di opportunità, ma anche di ingiustizia e sofferenza, diventa il luogo dove si incarna la storia della salvezza intesa come un cammino di speranza». Si avverte dunque la necessità di «passare da un paradigma dell’azione sociopastorale per a quella con i migranti, rifugiati e comunità in mobilità» che vada oltre il semplice «cambiamento di una proposizione», per giungere ad una diversa visione antropologica e fenomenologica delle migrazioni e delle persone coinvolte, così come dell’azione concreta che ne consegue». Si tratta in definitiva di mettere in luce «soprattutto quale futuro vogliamo costruire oggi conloro».

Sul tema della paura è tornato anche il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, nell’omelia della messa che ha aperto la terza giornata del corso, asserendo che «La paura costruisce bunker non case, scava trincee non piazze» e che per «costruire una casa serve tanta speranza».  Mons. Giuseppe Baturi ha quindi invitato i presenti a riflettere su come in assenza di un incontro amorevole con l’altro non sia possibile costruire un futuro comune.

Durante la settimana si sono susseguiti molti altri interventi, tra i cui quello di Fratel Gioacchino Campese che ha approfondito le questioni relative ai conflitti e ai cambiamenti climatici proponendo «un quadro un po’ ‘più reale’» di questi fenomeni che causano movimenti migratori nel mondo, rispetto a quello «che viene solitamente presentato dai media e da alcuni movimenti politici», i cui riflettori oggi sono rivolti quasi esclusivamente al conflitto tra Russia e Ucraina. Uno sguardo necessario a «non fare distinzioni tra conflitti ‘degni di nota’ e conflitti che si ignorano» proprio al fine di evitare «la distinzione tra migranti ‘veri’ e degni di essere accolti e migranti ‘clandestini’ e ‘invasori’». Costruire il futuro insieme ai migranti e ai rifugiati vuol dire inoltre «ascoltare e mettere in pratica gli orientamenti di un magistero ecclesiale che si è dimostrato estremamente attento alle problematiche relative ai cambiamenti climatici che stanno avvenendo ad una velocità inusitata al punto che anche gli scienziati dicono di trovarsi in territorio sconosciuto».