Speranza in tempi di narrazione della paura:

promuovere la dignità umana attraverso la teologia

Il 30 ottobre, lo Scalabrini International Migration Institute ha co-organizzato il webinar Governare attraverso la paura: la narrazione populista e la mobilità umana in Europa. Questo è stato il secondo webinar della serie internazionale ed ecumenica di webinar su Migrazione, Etica e Teologia, organizzata in cooperazione con studiosi del progetto di ricerca Nordhost – Migrazione e Ospitalità in un contesto nordico. La serie di webinar mira a promuovere il dialogo sulla migrazione tra teologi, studiosi di migrazione, leader ecclesiastici e civili, attivisti, nonché rifugiati e migranti stessi.

Questo secondo webinar ha affrontato il discorso europeo sulla migrazione e i rifugiati negli ultimi dieci anni, e come le comunità ecclesiastiche e i teologi potrebbero rispondere a questa narrazione. Kaia Rønsdal, della Facoltà di Teologia dell’Università di Oslo, ha introdotto il tema del webinar. Successivamente, Julia Krebtan-Hörhager, Professoressa di Studi sulla Comunicazione all’Università del Colorado, si è concentrata sul concetto di multiculturalismo inclusivo fornendo una panoramica sul discorso e sulle strutture discorsive che circondano la migrazione in Europa negli ultimi dieci anni. In particolare, la Krebtan-Hörhager ha rivolto l’attenzione ai media, alla politica e agli attori culturali e religiosi, dimostrando come i media internazionali e la politica siano uniti dalla creazione di un’immagine negativa, e a volte violenta, di “Othering” (altro da sé). Tuttavia, ha sottolineato come gli attori culturali e religiosi sembrano resistere a queste narrazioni stigmatizzanti Visualizzando il viaggio del migrante attraverso film e arte, la voce di questo “Altro” percepito è meglio compresa dal pubblico europeo. In questa parte, ha anche menzionato il ruolo del Santo Padre, Papa Francesco, e le forti critiche alla globalizzazione dell’indifferenza.

Åsa Nausner ha condiviso le sue esperienze di lavoro sulla migrazione all’interno della Chiesa di Svezia a Örebro. In tempi di cambiamento della narrazione pubblica e politica internazionale, a volte priva di un focus sulla dignità umana, la Chiesa raccontata da Nausner sta lavorando insieme ad altre comunità religiose a Örebro per sfidare questo discorso. Un esempio di ciò è stata una recente preghiera interreligiosa per la pace sul mercato della città, avvenuta in un momento in cui le religioni sono spesso rappresentate come opposte l’una all’altra. Tra le altre cose, questo gruppo interreligioso stimola anche la cooperazione tra giovani di diversi contesti religiosi. Ascoltando le voci l’uno dell’altro, Nausner ha descritto come “l’amore di Dio funzioni come un agente sociale” nella sua città, promuovendo dialogo, comprensione e cooperazione interreligiosa.

Aldo Skoda – direttore del SIMI e Professore di Teologia Pastorale e Mobilità Umana presso la Pontifica Università Urbaniana di Roma – ha esortato i partecipanti a cambiare la narrazione internazionale prevalente della paura in una narrazione di fraternità. Collegandosi alle parole della dott.ssa Krebtan-Hörhager, c’è un aumento di insicurezza collettiva e individuale, e di paura all’interno delle società europee, che guida decisioni politiche, culturali e/o pastorali. Al centro di questo c’è “lo straniero” o “l’Altro”. Tuttavia, dobbiamo ricordare che sia la Bibbia che la storia del cristianesimo sono segnate dall’esperienza della migrazione. Pertanto, Skoda ci ha incoraggiati a “spostare la nostra prospettiva da ideologie che alimentano o giustificano la paura dell’altro, a una teologia che promuove una visione accogliente e inclusiva“. Una visione antropologica cristiana attenta alla dignità umana dovrebbe guidare questo movimento. Questa visione dovrebbe quindi essere inclusiva, costruendo una comunità attraverso la fraternità e la solidarietà.

Infine, Trygve Wyller – professore emerito di Teologia sistematica e scienza della diaconia presso la Facoltà di Teologia, Università di Oslo – ha discusso la necessità di ripensare il concetto di “cittadinanza”. Nella sfera politica, la cittadinanza è spesso interpretata come un’etichetta usata per identificare una persona come cittadino – sia per nascita o lungo soggiorno in un certo paese. Wyller ha discusso di come il professore Engin Isin abbia sfidato questo il binomio legale/illegale, sostenendo che quando le persone si muovono, soffrono ingiustizie o vivono circostanze che ne minacciano la vita, dovrebbero poter diventare cittadini nel paese di soggiorno. Wyller ha collegato questo alla fede cristiana, sostenendo che quando ci avviciniamo veramente alla visione teologica di una persona – creata a immagine di Dio -, scopriamo che le persone sono in realtà già “cittadini”; in particolare quando resistono alle condizioni di vita che minano la loro capacità di vivere con dignità.

Durante le osservazioni conclusive, tutti i relatori hanno riconosciuto come la teologia possa aiutarci come attori politici/pubblici/culturali/pastorali quando sfidiamo la narrazione della paura, prevalente nella sfera pubblica, politica e religiosa internazionale. Questo può offrire speranza nello sfidare il discorso populista presente in Europa oggi e migliorare la promozione della dignità umana e la protezione dei diritti dei migranti e dei rifugiati a livello internazionale.

Le registrazioni delle sessioni possono essere visualizzate al seguente link:

https://youtu.be/jAHhrXXyJQg

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