Dal 12 al 14 novembre si è tenuto l’incontro della Sezione Migrazioni e Rifugiati della Commissione per la Pastorale Sociale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE), a Szombathely in Ungheria.
“Liberi di scegliere se migrare o restare” è stato il tema dell’incontro che, riprendendo il quello della Gionata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno, ha proposto una riflessione approfondita sul significato e le possibilità della libertà di decidere se iniziare un percorso migratorio oppure se restare nella propria terra.
All’incontro hanno partecipato i direttori nazionali delle migrazioni presso le diverse conferenze episcopali d’Europa, presentando i loro rapporti e gli impegni assunti a livello locale. Per l’Italia, ha partecipato il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo.
Erano presenti anche Padre Fabio Baggio, Sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (Vaticano), che ha presentato le molteplici iniziative di studio e di intervento concreto promosse dalla Sede Apostolica e Mons. Robert Vitillo, Segretario Generale dell’International Catholic Migration Commission (ICMC).
All’incontro è intervenuto anche P. Aldo Skoda, direttore del SIMI e docente di teologia presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma. P. Skoda ha presentato le linee principali della riflessione sul tema partendo da una considerazione sull’aspetto demografico delle migrazioni, che secondo dati recenti coinvolge prevalentemente i giovani. Dopo aver ribadito gli elementi essenziali e necessari per un corretto approccio pastorale, Padre Skoda ha fatto il punto sulle conseguenze della disinformazione e del rischio che rappresenta l’uso politico e ideologico delle migrazioni. Ha proseguito il suo intervento ricordando alcune delle devastanti conseguenze dei canali illegali di migrazione e sottolineato il ruolo svolto dalla criminalità organizzata.
Padre Skoda ha poi riflettuto su come lo stigma sociale e antropologico delle migrazioni rappresenti una ferita del nostro tempo, che spesso porta a dimenticare che ogni persona che migra ha una storia, una originalità, una personalità propria.
All’invito a passare dall’ideologia alla teologia nell’affrontare le sfide delle migrazioni, P. Skoda ha aggiunto la necessità di un maggiore impegno per riscoprire la natura relazionale e qualitativa dell’incontro con le persone, siano migranti o rifugiati, per vincere le paure e far prevalere la fraternità, al fine di costruire comunità forti e accoglienti.